Ares Consorzio Universitario

inn

L’università online è una rivoluzione, e il prof può entrare nel tuo computer

L’università online è una rivoluzione, e il prof può entrare nel tuo computer

L’università online è una rivoluzione

Essere nella stessa stanza non è più così importante. Le piattaforme consentono di condividere gli schermi: così un docente può correggere un esercizio e spiegare gli errori direttamente sul pc di uno studente. Fenomenologia di un modo di studiare che cambia.

Il mitico Piano B è il cambiamento che rivoluziona la nostra esistenza. Può avere la forma di un B&B o del lavoro che avremmo voluto fare. Giace in un cassetto della memoria, ogni tanto lo tiriamo fuori, lo spolveriamo, lo coltiviamo qualche ora. Ma come realizzarlo? C’è il lavoro, la famiglia… chi ha il tempo di rimettersi in gioco? C’è chi l’ha fatto, con sacrifici, ma anche con successo. E una via per riuscirci è rappresentata dalle università telematiche. Sono 11 quelle riconosciute dal ministero dell’Istruzione, della ricerca e dell’università: le lezioni si seguono online e poi si fanno gli esami di profitto in presenza o via teleconferenza (modalità attivata da molte università per le restrizioni dovute al Covid-19). «Nonostante abbia discusso la mia tesi in modalità “a distanza”, le emozioni sono state sempre forti», racconta Sara Merenda, 29 anni, di Formia (Latina) che si è laureata in Processi cognitivi e tecnologie all’Università Internazionale UniNettuno. «Ero molto provata, questo maledetto virus ha colpito mio papà, la mia roccia. Con le dovute cure» prosegue «mio padre sta migliorando giorno dopo giorno. È forte e caparbio. Aspetto che torni a casa, per festeggiare il mio 110 e lode, da lui tanto desiderato»

Dalle biblioteche a Telegram: tutto a portata di clic

C’è chi, dopo un percorso lavorativo, sceglie di riprovarci come Anita Carloni, 52 anni, che sta studiando per la magistrale di Psicologia presso UniNettuno: «Dopo il diploma mi ero iscritta prima a Medicina e poi a Psicologia, ma sebbene i risultati fossero positivi, l’ambiente era talmente dispersivo che ho rinunciato. In una realtà telematica è tutto a portata di clic. Non mancano i gruppi di studio che si sono spostati dalle biblioteche a Telegram, e sono diventati più ampi, anche di qualche centinaio di persone, ma la funzione è la stessa: non capisci un passaggio? Bene, in queste comunità trovi sempre qualcuno che ti spiega e ti aiuta». L’organizzazione è tutto e lo sanno bene a casa Tassari dove il coprifuoco scatta alle 21: la figlia piccola, Ludovica di 6 anni va in camera sua; la grande, Ilaria, di 24 nella propria per preparare qualche esame, dopo una laurea in Lingue orientali, ora studia Relazioni internazionali alla Sapienza. E i due genitori, Antonella e Ivo, aprono i pc. Sono entrambi iscritti a un’università telematica e si alternano davanti allo schermo per seguire le lezioni.

Vent’anni dopo, la voglia di riprovarci

«Mi era rimasto il cruccio di non aver finito Scienze politiche», racconta Antonella, 43, che è socia di uno studio che assiste le cooperative sociali. «A 23 anni mi capitò l’opportunità di lavorare per un ufficio di progettazione di finanziamenti comunitari. Quale occasione migliore per saziare la mia voglia di autonomia e viaggi? Abbandonai gli studi». Fino a quando quel cruccio riemerge. «Ho selezionato 3 università, ho chiamato. Buffo, nell’era digitale ho scelto l’ateneo dove la persona che mi dava informazioni mi è sembrata più rassicurante. È stata una scelta empatica più che razionale». Antonella ha optato per UniMercatorum di cui è rettore Giovanni Cannata: «Siamo una peculiarità nel panorama universitario, siamo l’Ateneo delle Camere di Commercio e abbiamo una forte vocazione per il mondo economico che ci ha spinto a coinvolgere tra i docenti personalità di spicco quali imprenditori e personaggi istituzionali come l’ex presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, l’ex garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà e l’ex presidente dell’Italian Trade Agency, Riccardo Maria Monti». Gli iscritti sono in crescita. Così come nelle altre telematiche che supereranno i 100 mila studenti.

«Un pregiudizio pensare che al Pc si possa barare»

Svantaggi? Per i più giovani vengono meno le esperienze di vita tipiche dei “fuorisede”. E poi ci sono i pregiudizi: si pensa che le lauree “digitali” siano più facili, con verifiche semplificate e che al pc si possa “barare”. «Si tratta di pregiudizi», racconta Maria Apetroaie, 30, di Sala Consilina, uno dei paesi del salernitano dichiarati zona rossa. «Ho messo a confronto il materiale didattico di alcuni degli esami di Giurisprudenza presso UniPegaso, la mia università, con quelli di un ateneo in presenza. In molti casi i miei programmi sono molto più articolati. Lo studio telematico poi abitua lo studente a essere padrone delle nuove tecnologie. E questo è solo un valore aggiunto». Inoltre questi istituti digitali sono sottoposti a un rigido controllo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. «Se in queste classifiche i nostri corsi superano quelli tradizionali vuol dire che la nostra didattica funziona. Per il nostro e-learning, siamo stati persino premiati in Europa dalla Iena», spiega Maria Amata Garito, rettore di UniNettuno. «Del resto ci stiamo lavorando da 28 anni — siamo nati come consorzio internazionale di 42 atenei italiani e 31 internazionali nel ‘92 — evolvendo e creando valore aggiunto dall’uso dell’hi-tech».

La distanza annullata dagli schermi condivisi

Il digitale diventa un moltiplicatore esponenziale di cultura: «Nelle aule virtuali e nei forum si crea un’interazione bidirezionale dai docenti agli studenti e viceversa. In un dibattito continuo» prosegue Garito. «Poi mi lasci una precisazione: si parla di “a distanza”. Ma quale distanza? Le nuove piattaforme consentono di condividere gli schermi: si immagini una lezione di informatica in cui il professore “entra” nel pc dello studente per correggere e spiegare l’errore. In quale aula tradizionale sarebbe possibile?». E la continua costruzione del futuro è una cifra comune a molti enti telematici, come racconta Michele Corsi, rettore di UniPegaso: «Abbiamo numerose iniziative in cantiere: dalla costituzione di una Scuola di formazione per tutor e docenti alla realizzazione di un Centro per l’elearning, a cui collaborano colleghi nazionali e le più belle menti internazionali». Così non stupisce che le università tradizionali guardino a queste realtà con interesse. «Molti docenti delle università pubbliche e private, ora che stanno diventando sempre più padroni di queste risorse, le apprezzano. Qualche volta, con loro stessa meraviglia e stupore professionale», conclude Corsi.

4.4/5 - 29 recensioni

Accesso Rapido

Condividi

Serve aiuto?